La Recensione
In Ventre di Giulia Della Cioppa, suo romanzo d’esordio, la storia si svolge all’interno di una stanza di ospedale. Margherita, la protagonista, ha scelto di morire il giorno del suo ventiseiesimo compleanno, ma non c’è riuscita.
“Mi sono uccisa ma non sono morta. Mi hanno chiamata Margherita, come i fiori di campo. Quelli che si strappano via o si soffocano sotto passi disattenti. Strappati e soffocati.”
Margherita resta sospesa in una sorta di limbo: appesa alla vita, ma senza la possibilità di viverla nuovamente. La vita da cui lei desiderava fuggire. Attraverso i suoi occhi, che continuano a vedere, e attraverso i suoi ricordi osserviamo il mondo che le scorre intorno e la conosciamo.
Due personaggi, entrambi femminili, ricordano continuamente a Margherita che è viva e la tengono ancorata al mondo: la madre e l’infermiera Bianca.
La madre la fa sentire viva attraverso un’introspezione continua da cui risulta, come in una sorta di specchio, che è stata proprio lei a non prendersi cura della figlia. Emerge un quadro di una donna insicura e apprensiva che giorno dopo giorno diviene sempre più nitido. Come sempre più chiaro è il loro rapporto conflittuale, che tuttavia ha alla base un amore forte, nonostante le loro azioni e i loro comportamenti sembrino andare in direzione opposta.
Il corpo è invece il protagonista dello scambio ininterrotto, ma anche atteso con l’infermiera Bianca. È lei che pulisce, accudisce e arriva addirittura a torturare il corpo di Margherita pur di stabilire con lei una connessione. Sì, perché le cure dell’infermiera si trasformano in momenti di vero e proprio sadismo, fatto di tagli e di segni sul corpo di Margherita, addormentato e incapace di rispondere.
Margherita vede, ascolta e pensa. Pensa tanto. Come se fosse la sua una condanna a vivere, nonostante tutto, e a una riflessione costante.
“Rinascerei solo a patto di farlo in una dimensione senza tempo. Vorrei il presente, non mi interessano più i perché. Un suicida ha perso il gusto di indagare le cause, le cause hanno a che fare con il passato e infatti io vorrei questo adesso, il presente.”
Una lettura tagliente, che spiazza e fa vivere vertigini cui si accompagnano più tenui sentimenti per poi essere nuovamente sovvertiti. Perché i pensieri di una suicida che non è riuscita nel suo intento possono essere tutt’altro che pacati e concilianti.