
Ljudmila Ulickaja (o Ludmila Ulitskaya) è una delle più importanti scrittrici russe viventi. Nata in Unione Sovietica e cresciuta tra le ombre della censura e del controllo ideologico, ha costruito una carriera letteraria raffinata e potente, capace di raccontare la complessità dell’animo umano e le trasformazioni della società russa nel corso del Novecento e oltre. Tradotta in numerose lingue e premiata a livello internazionale, la sua opera ha contribuito a rinnovare profondamente la narrativa russa contemporanea.
Ljudmila Ulickaja è nata il 21 febbraio 1943 a Davlekanovo, ma ha vissuto quasi tutta la sua vita a Mosca. Dopo aver studiato biologia e genetica all’Università Statale di Mosca, ha lavorato come ricercatrice presso l’Istituto di Genetica. Negli anni Settanta, è stata licenziata per aver fotocopiato materiale samizdat (testi censurati dal regime sovietico). Da qui la sua vita ha subito una svolta: Ljudmila Ulickaja ha iniziato a dedicarsi alla letteratura e al teatro.
Nonostante Ljudmila Ulickaja abbia iniziato a scrivere tardi, è diventata famosa in tempi brevi per la sua prosa limpida e coinvolgente, capace di combinare narrazione storica e tensione morale.
Le sue più importanti opere:
“Sonja” (1992): è il primo romanzo di successo della Ulickaja. Racconta la vita di una donna comune attraverso decenni di storia sovietica, esplorando i temi del destino femminile, della repressione politica e dell’identità personale.
“Il dono del corpo” (1995): un romanzo ironico e malinconico che racconta la storia di una donna russa che attraversa mille esperienze esistenziali, tra famiglia, maternità, malattia e spiritualità.
“Medea e i suoi figli” (1996): un affresco corale ambientato nella Crimea, che ruota attorno alla figura di Medea, una donna greca che diventa punto di riferimento per la sua numerosa famiglia. È un romanzo sull’appartenenza, la memoria e la trasformazione della Russia post-sovietica.
“Il caso Kukockij” (2001): forse il romanzo più celebre e ambizioso della scrittrice, vincitore del Russian Booker Prize. Racconta la storia di un ginecologo moscovita tra gli anni ’30 e ’60 e affronta temi etici legati alla medicina, alla maternità e alla repressione politica. La narrazione si arricchisce di elementi visionari e filosofici.
“Daniel Stein, interprete” (2006): basato su una storia vera, questo romanzo polifonico segue la vita di un ebreo polacco sopravvissuto all’Olocausto che diventa prete cattolico e mediatore tra religioni. Ulickaja esplora il rapporto tra fede, verità e perdono con profondità e compassione.
“Il sogno di Jakov” (2011): un’epopea familiare che attraversa tutto il Novecento russo, tra persecuzioni, migrazioni, sogni infranti e sopravvivenza. Il libro intreccia realtà storica e intimità personale.
Ljudmila Ulickaja ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui:
- Il Russian Booker Prize (2001)
- Il Prix Médicis étranger in Francia
- Il Premio Giuseppe Acerbi in Italia
- La Legion d’Onore francese per il suo contributo alla cultura
È stata anche candidata al Man Booker International Prize.
Negli ultimi anni, Ulickaja si è distinta anche per il suo impegno civico e la sua critica aperta al regime autoritario russo. Ha preso posizione contro la repressione politica e ha sostenuto attivamente i diritti umani e la libertà d’espressione, rifiutandosi di aderire a qualsiasi forma di nazionalismo o propaganda.